14 MARZO 2025
CONVEGNO DAL TITOLO
“Gioco o non gioco? Incontro e riflessione sulla ludopatia”
– Teatro dei Cappuccini – Parrocchia San Francesco –
Interessante incontro eloquente fin dal titolo che è stato arricchito dalle fortemente impattanti di letture di vere testimonianze rese dai giovani dell’Azione Cattolica,Miriam, Federica, Marco con l’accompagnamento dalla chitarra di Elena; racconti di donne, padri, giovanissimi che hanno attraversato le tenebre della dipendenza dal gioco patologico.
Esaustivi, inoltre, gli interventi dei valenti relatori stimolati dal moderatore della serata, Sergio Solinas, che hanno analizzato il fenomeno sotto diverse angolature.
L’aspetto psicologico è stato ampiamente trattato dallo psicologo-psicoterapeuta Andrea Ruiu che ha svisceratola patologia sulla base delle caratterizzazioni che essa manifesta: sociali, caratteriali, esistenziali, che nel progredire della dipendenza conducono l’individuo all’asocialità, la menzogna, all’emorragia economica e l’isolamento da lavoro e famiglia fino a sfiorare il suicidio. “Non può essere la sola famiglia a trovare la soluzione al problema, ma ci si deve rivolgere a servizi di supporto siano essi pubblici o privati– SERD, Consultori, Associazioni per le dipendenze”.
Don Franco Manunta, padrone di casa, docente e da sempre vicino ai giovani, ha citato le radici antiche delgioco e, nel ripercorrere le tappe storiche che hanno portato il fenomeno anche in Sardegna ad opera dei Romani, ha concluso il suo intervento con una suggestione dell’intimo del giocatore: “Se vinco valgo qualcosa, se valgo mi affermo. Questo traspare dai volti scolpiti dal desiderio della vincita… che non arriva!”
Quali argini costruire lungo questa deriva? Quali i percorsi di rinascita dopo l’abisso della ludopatia?
A rappresentare la prevenzione “istituzionale” la presenza degli appartenenti della Polizia Locale che hanno sottolineato la particolare sensibilità che il Corpo di Polizia manifesta nei confronti del problema con interventi presso gli Istituti Scolastici per testimoniare un’azione preventiva ed informativa tra i giovani rispetto al problema.
Di recente la Polizia Locale ha sposato la campagna il cui slogan “NO SLOT-NON METTERE IN GIOCO LA TUA VITA” è l’esplicito impegno da parte di quegli esercenti che hanno deciso di apporre all’esterno dei loro locali vetrofanie a riportare tale motto, rinunciando così a facili guadagni ma scommettendo (è proprio il caso di dire) su clienti sani e non dipendenti dal gioco.
In fase repressiva è stato citato un recente caso che ha interessato la nostra Polizia Locale che è intervenuta col proprio personale denunciando una donna che, per giocare alle slot-machine, ha abbandonato per lungo tempo il proprio bimbo di 8 anni in auto, da solo.
Dal punto di vista delle opportunità terapeutiche,particolarmente apprezzata la relazione di padre Stefano Gennari, di Mondo X – Sardegna, che ci ha ricordato che la dipendenza dal gioco, come quella dall’alcol, è una dipendenza legalizzata che inserisce tale comportamento drammaticamente in un contesto di normalizzazione.
La molla che deve scattare per dar vita al recupero deve partire dalla consapevolezza di questa dipendenza che, seppure non dia i segni fisici evidenti come quelli dalladipendenza da eroina o cocaina, si manifesta analogamente nello scompenso psicologico.
Servizi pubblici e associazioni come Mondo X – Sardegna devono operare pertanto a 360°, partendo dalla presa di coscienza del problema e passando attraverso l’accettazione della comunità quale luogo risolutivo per ristabilire il benessere perduto.
Tale composito processo deve essere necessariamente supportato da un impianto legislativo attualmente inconsistente, mentre il fenomeno della ludopatia, per contro, si sta vieppiù sviluppando in contesti di un sempre più vasto isolamento, soprattutto fra i più giovani che, si trasformano in hikikomori, con in mano uno strumento a loro accessibilissimo: il cellulare, bussola di indirizzo verso il baratro della dipendenza.
Ha concluso padre Stefano: “come nelle altre dipendenze è importante mirare a ristabilire il benessere nella persona, quel benessere che ha perduto, in una dimensione culturale, sociale, comportamentale e spirituale. All’interno di questo benessere totale, possiamo recuperare la persona ludopatica”.
(Rita Salaris)
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